Il calcio perduto di Gianni Rivera

Andrea Maietti
Nato a Betlemme
Il calcio perduto di Gianni Rivera
Arezzo, Limina, 1999
Scheda

La primavera del calcio italiano. Quando il calcio cominciò a tornare grande a livello internazionale con l'Olimpiade di Roma del 1960, proprio con l'esordio azzurro del golden boy, il campionissimo del pallone, che segnò quell'epoca irripetibile. Quando ancora non erano arrivati gli eccessi miliardari. Quando un campione si identificava con una maglia e con quella soltanto (Rivera, per vent'anni, con la maglia del Milan, ha vinto tutto in Italia e nel mondo). Quando il geniale giocatore rossonero scriveva i suoi elzeviri calcistici (come li definiva Pasolini) e combatteva le sue battaglie dialettiche con i grandi avversari dell'epoca (dall'arbitro Lo Bello al critico Gianni Brera. Una polemica, con quest'ultimo, che divise l'Italia intera). Quando il calcio era ancora a umana dimensione. Nasceva all'oratorio o in un quartiere povero di Alessandria (El cantòn di russ), e finiva, magari in compagnia dello stesso Brera, davanti a una bottiglia di barbaresco, con la benedizione dell'amato paròn Nereo Rocco.


The spring of our football. When football was at a high International level again after the Olympic Games in Rome in 1960 where Rivera played his first match in the national team. He was a champion that marked an era. When billions were still far from football. When a champion was identified by a shirt. Rivera has worn the Milan team shirt for twenty years and won everything in Italy and abroad. When the genial black-red player wrote his articles about football (the Elzevirs, as Pasolini used to call them) and fought his dialectic battles against his great enemies of the time, from Lo Bello, a referee, to Giani Brera, a critic. When football had still a human dimension. He grew up at a parish youth club in a poor area of Alessandria (El Cantn di russ) and he often drank a bottle of wine with the same Brera with the assent of his loved trainer, Nereo Rocco.